martedì 7 maggio 2013

Videogames vs Società: Come siamo arrivati a questo punto?

I videogiochi sono in giro da molto tempo ma non è da tanto che il mondo se n'è accorto o meglio non è da tanto che i videogiochi sono mainstream. Bene o male un giovane d'oggi ha presente come funziona una console domestica e quasi sicuramente almeno una volta nella sua vita ha giocato a qualcosa ma basta tornare indietro di una decina d'anni che la passione dei videogiochi diventa un hobby socialmente scomodo. Perché questo cambiamento? La domanda me la sono posto vedendo come la cultura contemporanea ormai ha digerito del tutto il tema videogiochi. Ci sono film, serie tv, libri, documentari e studi scientifici a proposito. Esistono termini e modi di dire che stanno entrando nel linguaggio di tutti i giorni e stranamente ora anche il gamer ha il suo fascino sociale.

"Un tempo ero un nerd sfigato ma poi ho preso una freccia nel ginocchio"
Ma vi ricordate invece i terribili servizi degli anni '90 su come la violenza nei videogiochi rende i bambini degli psicopatici? O dei delitti la cui colpa era sempre dei videogiochi perchè il killer aveva giocato una volta a Super Mario a casa di un amico? Purtroppo questi casi ci sono ancora ma molto di meno di una volta e le motivazioni credo siano da ricercare nel cambio di mercato. Quando i videogames erano un hobby di nicchia era facile prendersela con loro, al massimo si offendeva una fetta di mercato relativamente piccola e si facevano contente le fasce più conservatrici e grazie a questo si aveva anche a disposizione un utile capro espiatorio per nascondere altri tipi di problemi dentro la società stessa.

Quando però i videogiochi incominciano a diventare un business veramente serio con tanti appassionati (i piccoli psicopatici che nel frattempo sono cresciuti!) allora diventa scomodo continuare ad accanirsi e piuttosto si cerca di far contento questo nuovo segmento di mercato. Ecco allora che magicamente salta fuori che i videogiochi fanno bene alla coordinazione occhio mano, al pensiero astratto e tante altre belle cose (poi sul metodo scientifico in sé bisognerebbe fare un altro discorso ben più serio ma limitiamoci ai videogiochi).

"Casalinga stressata che vuoi dimagrire ma non hai tempo per andare in palestra perchè devi badare i bambini, ora non hai più scuse!"
Grazie a questa grossa crescita di mercato inoltre si è diffusa la cultura dei videogiochi, quella di cui parlavo all'inizio e anche gli stereotipi sono cambiati: il gamer non è più una persona problematica destinata a stare sola tutta la vita, o meglio lo può anche essere ma la colpa non è più solo dei videogiochi e cosa ancora più importante questa passione non è più vista come un hobby infantile. Con l'aumentare dei giochi specifici al pubblico adulto aumenta anche la consapevolezza della “critica” che finalmente può vedere il videogame come una creazione artistica al pari della pittura o il cinema.

Con questo crescere di notorietà poi si creano nuovi mostri come il pro gaming coreano, i “let's player” mancati e le femministe arrabbiate con un industria che hanno schifato fino a qualche anno fa. Credo si tratti di un ciclo continuo e che ci piaccia o meno ci scontreremo sempre con il “problema videogioco”.

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