I videogiochi sono in giro da molto
tempo ma non è da tanto che il mondo se n'è accorto o meglio non è
da tanto che i videogiochi sono mainstream. Bene o male un giovane
d'oggi ha presente come funziona una console domestica e quasi
sicuramente almeno una volta nella sua vita ha giocato a qualcosa ma
basta tornare indietro di una decina d'anni che la passione dei
videogiochi diventa un hobby socialmente scomodo. Perché questo
cambiamento? La domanda me la sono posto vedendo come la cultura
contemporanea ormai ha digerito del tutto il tema videogiochi. Ci
sono film, serie tv, libri, documentari e studi scientifici a
proposito. Esistono termini e modi di dire che stanno entrando nel
linguaggio di tutti i giorni e stranamente ora anche il gamer ha il
suo fascino sociale.
"Un tempo ero un nerd sfigato ma poi ho preso una freccia nel ginocchio" |
Ma vi ricordate invece i terribili
servizi degli anni '90 su come la violenza nei videogiochi rende i
bambini degli psicopatici? O dei delitti la cui colpa era sempre dei
videogiochi perchè il killer aveva giocato una volta a Super Mario a
casa di un amico? Purtroppo questi casi ci sono ancora ma molto di
meno di una volta e le motivazioni credo siano da ricercare nel
cambio di mercato. Quando i videogames erano un hobby di nicchia era
facile prendersela con loro, al massimo si offendeva una fetta di
mercato relativamente piccola e si facevano contente le fasce più
conservatrici e grazie a questo si aveva anche a disposizione un
utile capro espiatorio per nascondere altri tipi di problemi dentro
la società stessa.
Quando però i videogiochi incominciano
a diventare un business veramente serio con tanti appassionati (i
piccoli psicopatici che nel frattempo sono cresciuti!) allora diventa
scomodo continuare ad accanirsi e piuttosto si cerca di far contento
questo nuovo segmento di mercato. Ecco allora che magicamente salta
fuori che i videogiochi fanno bene alla coordinazione occhio mano, al
pensiero astratto e tante altre belle cose (poi sul metodo
scientifico in sé bisognerebbe fare un altro discorso ben più serio
ma limitiamoci ai videogiochi).
"Casalinga stressata che vuoi dimagrire ma non hai tempo per andare in palestra perchè devi badare i bambini, ora non hai più scuse!" |
Grazie a questa grossa crescita di
mercato inoltre si è diffusa la cultura dei videogiochi, quella di
cui parlavo all'inizio e anche gli stereotipi sono cambiati: il gamer
non è più una persona problematica destinata a stare sola tutta la
vita, o meglio lo può anche essere ma la colpa non è più solo dei
videogiochi e cosa ancora più importante questa passione non è più
vista come un hobby infantile. Con l'aumentare dei giochi specifici
al pubblico adulto aumenta anche la consapevolezza della “critica”
che finalmente può vedere il videogame come una creazione artistica
al pari della pittura o il cinema.
Con questo crescere di notorietà poi
si creano nuovi mostri come il pro gaming coreano, i “let's player”
mancati e le femministe arrabbiate con un industria che hanno
schifato fino a qualche anno fa. Credo si tratti di un ciclo continuo
e che ci piaccia o meno ci scontreremo sempre con il “problema
videogioco”.
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