venerdì 7 settembre 2012

Una nuova età dell’oro o il prossimo grande crash per l’industria del gaming?

Generalmente è difficile fare previsioni a lungo termine soprattutto se si parla di un industria ancora relativamente giovane come quella dei videogiochi. Recentemente però Frank Gibeau (presidente di EA Games) ha voluto azzardare una previsione a dir poco ottimistica:

“Sono stato nell’industria per molto tempo e ho guardato il caos che la gente percepisce in questo periodo e francamente dal mio punto di vista vedo opportunità così grandi che credo stiamo per imbarcarci in una nuova età dell’oro



Ovviamente questo discorso può essere tranquillamente inteso come l’ennesima intervista dal carattere positivo che ogni buon dirigente di azienda impara a fare davanti ai media ed è probabilmente così considerando le “opportunità” sfruttate da EA nell’ultimo periodo. Niente di innovativo, anzi sequel su sequel delle stesse serie e tanti buchi nell’acqua come The old republic ormai soprannominato “il Titanic dei videogiochi” che dopo essere annunciato come il mmorpg definitivo sta diventando free to play proprio per la mancanza di giocatori nei server. Ma questo non è un male perché sempre citando l’intervista secondo Gibeau il free to play (f2p) fa proprio parte del periodo aureo promesso

“Credo che il free to play sarà il modello di business dominante in questa industria entro la fine del decennio. Sarà il modello a cui tutti saranno abituati”

"C'è nessuno?!"
Se si da un’occhiata ai dati come dargli torto, il successo di questo modello è innegabile, si tratta di giochi che riescono ad arrivare a qualunque tipo di pubblico e possono propagarsi in modo virale (basta guardare tutti i giochi spazzatura sui social network) garantendo anche un notevole guadagno, perché se è vero che il gioco si può provare gratuitamente è anche vero che in questi giochi si è incoraggiati a spendere soldi reali tramite microtransazioni per avere privilegi speciali (il cosiddetto pay to win).

Questi giochi sono visti dalle community di gamers come titoli di scarsa qualità e spesso lo sono davvero perché non sono in grado di dare nessun senso di sfida dato che alla fine vince chi ci spende più soldi sopra. Inoltre l’avvento di questo modello sta saturando il mercato con titoli tutti uguali, non proprio la diversità che ci aspettavamo.

Ma allora non c’è più speranza? Finirà tutto come lo storico crash dell’83? Difficile dirlo perché se è vero che ormai l’industria si sta solo aggrappando ai soldi (non che prima fosse molto diverso in ogni caso!) è anche vero che i giochi di qualità continuano a uscire e che molti nuovi talenti si stanno affacciando questo panorama sia in ambito software che in ambito hardware, quindi chissà cosa ci riserverà il futuro!

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